
26) Enrico VIII – un’ipotesi interpretativa
“Per quante mogli tu decapiti, l’importante è che prima le abbia fatte divertire.”
Divorziata - decapitata - morta - divorziata - decapitata - sopravvissuta.
Mi sono sempre chiesta come abbia fatto Enrico VIII a sposarsi sei volte.
Non parlo dal punto di vista storico-politico o burocratico: anche nel medioevo di precedenti di divorzio de facto se ne possono trovare a bizzeffe, soprattutto tra le famiglie regnanti. Qualche scartoffia indirizzata alla santa sede, dichiarazioni di matrimonio non consumato, qualche mazzetta con scritto sopra ‘alla gentile attenzione della sacra rota’, ed il più era fatto.
Ad Enrico VIII non era andata troppo bene con le vie legali, e quindi aveva deciso di tagliar corto con la burocrazia, con la chiesa romana, con la prima moglie indesiderata e con gli eventuali filosofastri impudenti che non erano d’accordo. Quando dico tagliar corto, intendo in senso letterale. Si trovava, così, libero come un fringuello nella vita sentimentale ed in quella politica, sfoggiando la veste all’ultima moda europea del re riformatore (Riforma-prêt-à-porter) e realizzando quello che era il sogno di coloro che sedevano sul trono allora (solo allora?): avere una chiesa tutta per sé ed esserne capi assoluti. D’altra parte, chi di noi non si dedicherebbe al cesaropapismo se solo ne avesse la possibilità?
Neanche il punto di vista di Enrico VIII quindi mi crea problemi: sia che lo si consideri come sovrano, legittimato nelle suddette manie di onnipotenza e nel desiderio maniacale di avere un erede maschio, sia che lo si consideri come uomo, biologicamente tendente alla varietas in campo sessuale.
No. La mia testaccia razionale si è sempre ostinata ad arrovellarsi sui motivi che avrebbero potuto portare
cinque donne (cinque!) dopo aver visto il trattamento riservato a Caterina d’Aragona
e quattro donne (quattro!) dopo la decapitazione di Anna Bolena
e tre donne (tre!) dopo la sfiga di Jane Seymour morta due settimane dopo il parto di un marmocchio deboluccio
e due donne (due!) dopo l’allontanamento di Anna di Cleves
ed una donna (un’altra!) incurante della mannaia caduta sul collo di Catherine Howard
a provarci ancora! (E devo ammettere che alla fine a Catherine Parr è andata bene, dato che è sopravvissuta al marito ancora con la corona in testa, e la testa attaccata al collo.)
Ecco dunque qualche ipotesi di lavoro…
- psicanalitica: le sventurate erano afflitte dai postumi di un conflitto con la figura paterna che le aveva portate a cercare un marito di polso, pronto a realizzarne i desideri masochistici.
- matematico-metafisica: convinte che le vicende della vita fossero in balia del cieco caso, si erano dedicate a studi in campo di probabilità e calcolo combinatorio, arrivando alla conclusione che sposare Enrico VIII non era diverso dal giocare a testa o croce. Il caso non ha memoria: tutte le volte che lanci la monetina hai la stessa probabilità che esca una faccia o l’altra… croce: matrimonio felice, testa: cavoli tuoi… il fatto che fino ad allora fosse sempre uscito testa non era rilevante.
- gnoseologica: le nostre piccole seguaci di Hume negavano la categoria della causalità e - in barba alla tradizione filosofica inglese, paladina dell’empirismo -, non assegnavano alcun valore conoscitivo all’esperienza sensibile. La vecchia storia del tacchino induttivista (al contrario, in questo caso) insegna ad andarci piano con le generalizzazioni.
- economica: puro e semplice arrivismo. La corona è la corona, e fa gola. Certo che senza un contratto prematrimoniale, né avvocati divorzisti, la speranza di ricevere alimenti e residenza in Kensington Palace era un po’ fuori portata… potevano aspirare al massimo ad un breve soggiorno in qualche cella della Torre di Londra.
Ed è proprio alla Torre di Londra, questo fine settimana, che ho scoperto una possibile via d’uscita da questo labirinto di congetture per spiegare il punto di vista femminile della faccenda.
Una certa idea mi si è palesata davanti, inattesa ed imponente, mentre stavo

Ovviamente è una mera ipotesi interpretativa.
armatura di Enrico VIII---->