Tuesday, January 31, 2006

15) WORLD OF SHIT (The promised land)
Avevano ragione i Morbid Angel...
"In tutti i tempi coloro che si credevano saggi (o filosofi) senza degnare di alcuna attenzione la disposizione al bene della natura umana si sono affaticati ad escogitare similitudini spiacevoli e in parte disgustose per rappresentare in maniera spregevole il nostro mondo, la dimora degli uomini:
1) come una locanda (un caravanserraglio), come lo considera ogni derviscio, in cui chiunque si fermi nel viaggio della sua vita deve essere pronto a farsi scacciare subito da colui che lo segue;
2) come un carcere, e su questa opinione concordano i saggi bramani tibetani e altri ancora d'Oriente (e anche Platone): cioè come un luogo di penitenza e purificazione per gli spiriti decaduti, cacciati dal cielo, che ora sono anime di uomini o di animali;
3) come un manicomio, dove non solo ciascuno frustra per sé i propri disegni, ma ognuno causa all'altro ogni male immaginabile, e per di più considera onore massimo l'avere la capacità e il potere di fare ciò;
4) come una cloaca, dove vengono gettati tutti gli escrementi degli altri mondi.
L'ultima idea é in un certo modo originale e la si deve a un uomo di spirito persiano, che poneva il Paradiso, la dimora della prima coppia umana, in cielo: nel suo giardino si trovavano alberi sufficienti provvisti in gran copia di frutti magnifici, di cui quel che rimaneva, dopo il loro consumo, si disperdeva attraverso una specie di traspirazione impercettibile. Solo un albero nel mezzo del giardino faceva eccezione: esso produceva un frutto molto allettante, ma che non si disperdeva con la traspirazione. I nostri progenitori vollero gustarne, nonostante il divieto, e perchè non sporcassero poi il cielo, non rimaneva altro rimedio se non che un angelo mostrasse loro la terra in lontananza dicendo: "ecco la latrina dell'intero universo"; li condusse poi là perchè facessero il necessario, e abbandonatili, riprese il volo per il cielo. Così il genere umano è dunque venuto sulla terra." [I. Kant, La fine di tutte le cose, 1794]

L'idea di creare un bel water non attraversò neanche lontanamente la mente del nostro buon Signore, d'altra parte, non avrebbe mai potuto avere un pensiero di merda... Che l'uomo dallo spirito Persiano fosse davvero Trey Azagthot?

Monday, January 23, 2006


14) EVA-1476

Leonardo da Vinci si diverte con un giovane prostituto

“Notifico a voi Signori Officiali come egli è vera cosa che Jacopo Salterelli fratello carnale di Giovanni Salterelli, sta co' lui all'orafo in Vachereccia, dirimpetto al buco, veste nero, d'età d'anni 17 o circa. El quale Jacopo va dietro a molte misserie et consente compiacere a quelle persone che lo richiegono di simili tristizie.
E a questo modo ha avuto a fare di molte cose, cioè servito parechie dozine di persone, delle quali ne so buon date, et al presente dirò d'alcuno.
- Bartolomeo di Pasquino orafo sta in Vachereccia.
- Lionardo di ser Piero da Vinci sta con Andrea del Verrocchio.

- Baccino farsettaio sta da Orto San Michele in quella via che v'è due botteghe grandi di cimatori, che va alla loggia de' Cerchi, ha aperto bottega di nuovo di farsettaio.
- Lionardo Tornabuoni decto Teri, veste nero.
Questi hanno avuto a soddomitare decto Jacopo, et così vi fo fede.

absoluti cum conditione ut retamburentur."

[Archivio di Stato di Firenze, "Uffiziali di Notte", XVIII (2), fol. 46v., 9 aprile 1476.]

Questa accusa - inviata dai soliti ignoti - si concluse con un "non luogo a procedere" per tutti e quattro gli accusati. Le leggi di Firenze permettevano infatti denunce segrete (installando a tale scopo appositi "tamburi", cioè cassette per denunce) ma non denunce anonime. Gli imputati vennero quindi assolti "a condizione di non essere ritamburati", cioè che non arrivasse entro un certo termine una denuncia firmata, che non arrivò.
Se vi capita andate a vedere il documento originale: è alla Mostra su Leonardo da Vinci in quel dell’Archivio di Stato di Firenze.

Sunday, January 15, 2006


13) Scaramuzzando con le parole
Queneau-Mania

...Un paio di inviti ala lettura...

"Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul fare del giorno, il Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situzione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs. Il Duca d'Auge sospirò pur senza interrompere l'attento esame di quei fenomeni consunti. Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi vhiudevano persiane. I normanni bevevan calvadòs."

Incipitando I Fiori Blu, traduzione di Italo Calvino
"Solo le grandi città possono esibire alla epoché fenomenologica l'essenzialità delle coincidenze temporali a basso tasso di entropia. Il filosofo, che talora ascende alla inessenzialità nomade e derisoria di un autobus della linea S può appercepirvi con pineale trascendentalità le apparenze illusorie di un Io che trasparente a sé, esperisce il proprio Dasein attraverso una collità individuale sovreadeterminata dialetticamente all'apicalità texturalizzatat di un utilizzabile intramondano a treccia.
Questa materia priva di entelécheia si lancia talora nell'imperativo categorico del proprio slancio vitale contro l'irrealtà neoidealistica e pressoché empiriocriticistica di un parallelismo psicofisico privo di intelletto agente.
Questa opsione etica compatta talora l'uno dei due corpi senz'organi verso una spazialità pratico-inerte dove si decompone in omeomerie prive di clinàmen.
La ricerca si conclude apoditticamente con l'alea indeterminata ma anagogica dell'essere in sé e fuori di sé chesi consuma nella esistenzialità del sistema della moda, dove viene normalmente illuso di trasportare dal piano categoriale alla deiezione fenomenica il concetto puro della bottonità."
Esercizi di Stile, traduzione di Umberto Eco

Tuesday, January 10, 2006

12) Falò, infanticidi e peccati contro la morale

Come passare una serata tra amici

Il frate celestiniano Peter Zwicker, persecutore degli eretici Luciferani nella Marca di Brandeburgo e in Pomerania tra il 1392 e il 1394, e poi (ma con ferocia maggiore) dei Valdesi in Stiria, tra il 1395 e il 1398, elencò gli errori di una setta innominata: concezioni dualistiche ("Adorano Lucifero e lo ritengono fratello di Dio, ingiustamente scacciato dal cielo e destinato a regnare"), rifiuto dei sacramenti e della verginità di Maria, sacrificio rituale dei propri figli, orgie sessuali.
Queste ultime venivano celebrate in luoghi sotterranei detti di solito Buskeller, un'espressione dialettale svizzera che significa letteralmente "cantina piena". L'oscuro termine Buskeller é verosimilmente un'allusione derisoria alla macabra cerimonia iniziatica basata sull'ingestione di polveri o liquami di carni di bambini uccisi contenuti in un fiasco o in un otre.
Sul versante italiano, l'otre sarebbe poi diventato un barile, e "quelli della cantina piena" sarebbero diventati "quelli del barlotto" o barilotto. Il rito si svolgeva in questo modo: in un luogo buio, nascosto, i partecipanti alla riunione accendevano un fuoco e vi si sedevano intorno; dopodiché, si passavano un neonato attraverso il fuoco, carbonizzandolo, schiacciandolo, riducendolo in polvere, che unita all'olio costituiva un unguento magico (che, ad esempio, le streghe usavano per volare).
Dopo l'infanticidio, si spegneva il fuoco e si avevano rapporti sessuali casuali, nel buio, tra fratello e sorella, padre-figlio, uomini con uomini e donne con donne. I bambini concepiti in questo modo venivano riutilizzati per i falò, l'incesto è la colpevolizzazione delle persone attraverso il sesso.
Ringraziamo ancora quella fonte inesauribile di Carlo Ginzburg per le notizie tecniche.

Monday, January 02, 2006

11) Sante e Serpenti

La storia di Santa Verdiana

Questa è Verdiana, simpatica fanciulla nata intorno al 1180 a Castelfiorentino, patrona dei rabdomanti, di Robin Hood e della prima amante di Blackie Lawless. [nn è vero me lo sono inventata io n.d.y. = nota di yaksha]

Già da piccola era un’esperta nell’arte del miracolo. La sua famiglia era povera quindi era stata mandata a lavorare come garzona in una famiglia di contadini. Una volta mentre portava il gregge al pascolo scoppiò un temporale: lei tracciò in terra un cerchio con un fuso e creò un’isola asciutta per riparare le bestie. Un’altra volta passò nel territorio di Montespertoli, in una frazione chiamata ancora oggi Verdigliana: fece bere le sue pecore ad una fonte ed in seguito quest’acqua ebbe effetti curativi.
La nobile famiglia degli Attavanti la volle prendere in casa e la adottò.
La sua prima impresa in questa nuova fase della sua vita fu saccheggiare il magazzino dello zio adottivo commerciante, dove lavorava come amministratrice. Donò tutto ai poveri poco prima che andasse in porto un ricco affare: alla divina provvidenza toccò far comparire i legumi e le granaglie mancanti per evitare che, giustamente, lo zio la salaccasse di botte. Tutti felici e contenti: Verdiana salva, lo zio ricco, i poveri sfamati e i vicini da casa con una nuova santa su cui spettegolare.
Pellegrineggiò per un po’ tra Santiago e Roma e al ritorno, presa da un fulminante desiderio di solitudine, si fece costruire una celletta vicino all’oratorio di Sant’Antonio sulle rive dell’Elsa e ci si fece murare viva.
Vi rimase rinchiusa per 34 anni.
Unico contatto con il mondo: una fessura per farsi nutrire (poco), seguire le funzioni religiose, fare la confessione e ricevere la Comunione.
Unica compagnia: due serpenti che la aiutavano a fare penitenza, fustigandola e mangiando nella sua ciotola.
Morì il 1° febbraio 1242 nella sua cella e le campane si misero a suonare di spontanea volontà.

p.s.: nella leggenda uno dei due serpenti, momentaneamente sgusciato fuori dalla cella, rimase schiacciato da un carro. Il serpente, come il drago, può essere visto come espressione della mescolanza caotica tra acqua e terra, dell’acquitrinio, della palude. Nella sua immagine si riassume l’energia potenziale della natura primigenia in tutta la sua indisciplinata vitalità. E’ simbolo di una natura feconda ma che aspetta bonifica. E forse la storia di Santa Verdiana e dei suoi serpenti è proprio l’emblema dei lavori di bonifica che stavano asciugando a sud la Val d’Elsa: infatti alla santa è attribuito il potere di proteggere la collettività dalle piene e il carro che causò la morte del serpente è simbolo della vittoria della strada sulla palude.