Wednesday, November 22, 2006


26) Enrico VIII – un’ipotesi interpretativa
“Per quante mogli tu decapiti, l’importante è che prima le abbia fatte divertire.”


Divorziata - decapitata - morta - divorziata - decapitata - sopravvissuta.
Mi sono sempre chiesta come abbia fatto Enrico VIII a sposarsi sei volte.
Non parlo dal punto di vista storico-politico o burocratico: anche nel medioevo di precedenti di divorzio de facto se ne possono trovare a bizzeffe, soprattutto tra le famiglie regnanti. Qualche scartoffia indirizzata alla santa sede, dichiarazioni di matrimonio non consumato, qualche mazzetta con scritto sopra ‘alla gentile attenzione della sacra rota’, ed il più era fatto.
Ad Enrico VIII non era andata troppo bene con le vie legali, e quindi aveva deciso di tagliar corto con la burocrazia, con la chiesa romana, con la prima moglie indesiderata e con gli eventuali filosofastri impudenti che non erano d’accordo. Quando dico tagliar corto, intendo in senso letterale. Si trovava, così, libero come un fringuello nella vita sentimentale ed in quella politica, sfoggiando la veste all’ultima moda europea del re riformatore (Riforma-prêt-à-porter) e realizzando quello che era il sogno di coloro che sedevano sul trono allora (solo allora?): avere una chiesa tutta per sé ed esserne capi assoluti. D’altra parte, chi di noi non si dedicherebbe al cesaropapismo se solo ne avesse la possibilità?
Neanche il punto di vista di Enrico VIII quindi mi crea problemi: sia che lo si consideri come sovrano, legittimato nelle suddette manie di onnipotenza e nel desiderio maniacale di avere un erede maschio, sia che lo si consideri come uomo, biologicamente tendente alla varietas in campo sessuale.
No. La mia testaccia razionale si è sempre ostinata ad arrovellarsi sui motivi che avrebbero potuto portare
cinque donne (cinque!) dopo aver visto il trattamento riservato a Caterina d’Aragona
e quattro donne (quattro!) dopo la decapitazione di Anna Bolena
e tre donne (tre!) dopo la sfiga di Jane Seymour morta due settimane dopo il parto di un marmocchio deboluccio
e due donne (due!) dopo l’allontanamento di Anna di Cleves
ed una donna (un’altra!) incurante della mannaia caduta sul collo di Catherine Howard
a provarci ancora! (E devo ammettere che alla fine a Catherine Parr è andata bene, dato che è sopravvissuta al marito ancora con la corona in testa, e la testa attaccata al collo.)
Ecco dunque qualche ipotesi di lavoro…
- psicanalitica: le sventurate erano afflitte dai postumi di un conflitto con la figura paterna che le aveva portate a cercare un marito di polso, pronto a realizzarne i desideri masochistici.
- matematico-metafisica: convinte che le vicende della vita fossero in balia del cieco caso, si erano dedicate a studi in campo di probabilità e calcolo combinatorio, arrivando alla conclusione che sposare Enrico VIII non era diverso dal giocare a testa o croce. Il caso non ha memoria: tutte le volte che lanci la monetina hai la stessa probabilità che esca una faccia o l’altra… croce: matrimonio felice, testa: cavoli tuoi… il fatto che fino ad allora fosse sempre uscito testa non era rilevante.
- gnoseologica: le nostre piccole seguaci di Hume negavano la categoria della causalità e - in barba alla tradizione filosofica inglese, paladina dell’empirismo -, non assegnavano alcun valore conoscitivo all’esperienza sensibile. La vecchia storia del tacchino induttivista (al contrario, in questo caso) insegna ad andarci piano con le generalizzazioni.
- economica: puro e semplice arrivismo. La corona è la corona, e fa gola. Certo che senza un contratto prematrimoniale, né avvocati divorzisti, la speranza di ricevere alimenti e residenza in Kensington Palace era un po’ fuori portata… potevano aspirare al massimo ad un breve soggiorno in qualche cella della Torre di Londra.

Ed è proprio alla Torre di Londra, questo fine settimana, che ho scoperto una possibile via d’uscita da questo labirinto di congetture per spiegare il punto di vista femminile della faccenda.
Una certa idea mi si è palesata davanti, inattesa ed imponente, mentre stavo visitando la Sala delle Armi nella White Tower in compagnia dell’amico Guglie, il quale, per l’occasione, ha coniato l’aforisma che dà il sottotitolo a questo post.
Ovviamente è una mera ipotesi interpretativa.




armatura di Enrico VIII---->

Monday, November 13, 2006


25) La soluzione

Se un bel giorno, in tutto il Giappone, si alzasse un gran vento, le coste sarebbero battute costantemente e l’aria si riempirebbe molto presto di infiniti granelli di sabbia.
La sabbia finirebbe negli occhi di tanti uomini e in poco tempo, granello dopo granello, li renderebbe ciechi.
A questo punto, ispirati dalla musa, non avrebbero altro da fare che girare per le strade cantando malinconiche canzoni.
Ma se aumenta così in fretta il numero dei cantori, allora ci vorranno molti più gatti per costruire le loro cetre.
E se il numero dei gatti diminuisce drasticamente, allora non si potrà evitare una crescita vertiginosa dei topi.
I topi rosicchiano soprattutto il legno delle botti conservate nelle cantine, e se aumentano i topi, aumentano anche le botti rosicchiate.
Allora tutti dovrebbero far riparare le loro botti, così i bottai avrebbero davvero tantissimo lavoro e potrebbero guadagnare molto di più grazie al gran vento.

Sunday, November 05, 2006


24) Kaze ga fukeba okeya ga mōkaru
Perle di saggezza


Facciamo un bel gioco!
Vi raccontiamo qualcosa che potrebbe stimolare la vostra fantasia, mi raccomando, non ci deludete.
In Giappone, si sa, sono saggi. Un’antica leggenda ci racconta che certi individui, girando senza meta per le strade delle città e delle campagne, una volta diventati completamente ciechi per le fatiche di una vita polverosa, trascorsa sulla strada, vengono baciati dalla musa del talento artistico e, simili ai rapsodi e agli aedi greci, suonano dolci canzoni con un simpatico strumento musicale simile alla cetra, che produce un suono celestiale, ma è fatto con pelle di gatti.
A questo punto dovrebbe risultare chiaro il titolo del post, che letteralmente significa:
“Un bottaio potrebbe guadagnare di più se si mettesse a soffiare un gran vento”.
E’ veramente facile, ci sono tanti indizi, quindi forza con le idee…tra qualche giorno, quando ci saranno abbastanza commenti con le vostre soluzioni, vi sveleremo l’arcano!