Sunday, December 24, 2006



… A Xmas Carol made in ScrubS …
a natale il mio amore mi ha fatto un bel regalo
un tizio schiantato sul muro
poi la sera mi ha dato un altro bel regalo
due teste rotte
ed un tizio schiantato sul muro
dodici suicidi - undici feriti - dieci avvelenati - nove amputazioni - otto fratture - sette strangolati - sei di overdose - cinque contusi - quattro congelati - tre distorsioni - due teste rotte
ed un tizio schiantato sul muro…

28) I Sette Savi (più uno)
Memorie dal dopo-pranzo


Talete, Biante, Pittaco, Solone, Cleobulo, Misone e Chilone.
Platone racconta nel Protagora come, prima che la filosofia cominciasse a chiamarsi filosofia, sette uomini saggi si fossero riuniti nel tempio di Apollo a Delfi ed avessero pronunciato con “parole brevi e memorabili” i frutti della loro ricerca.
L’elenco delle massime fu inciso vicino al tempio, affinché potessero essere lette e meditate da chiunque passasse da quelle parti: “Conosci te stesso”, “Sappi cogliere l’opportunità”, “Prendi a cuore le cose importanti”, “Nulla troppo”, “Ottima è la misura”, “Indaga le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalle parole”, “Bada a te stesso”, “Non desiderare l’impossibile”, …
Nel minestrone accademico contemporaneo, tra epistemologhi ed umanisti, esistenzialisti e fenomenologhi, filosofi del linguaggio ed esteti, politici e bioetici, storici e moralisti, c’è ancora qualcuno (almeno un paio di frattaglie, suppongo) che continua a credere nella filosofia come un’arte della vita, che non deve essere sottoposta a vivisezione, né ad autopsia (gli amici rortyani sanno quello che intendo). Non una filosofia da bar, ma una filosofia che si può fare anche nel bar e sul bar, viva nel presente e cosciente della storia, attenta ai massimi sistemi come alle piccole cose della vita (una sana filosofia delle micrologie...), interpretativa, mai aut-aut ma sempre et-et!
E questa è la mia micrologia quotidiana, metabolizzata nel dopo-pranzo-natalizio-familiare, a seguito di un’indigestione di aneddoti nonneschi e paterni sulla Prato che non c’è più:
la mia hitlist2006 dei Sette Savi (più uno) che hanno vissuto tra Prato e Tavola dai 90 ai 10 anni fa

- il barbone Amleto. Un metro e novantacinque di ammiccante dignità che vendeva i cenci al Serraglio, vestiva da signore e lavava la sua biancheria, sempre candida, in Bisenzio (… forse andava di moda il bianco, visto che gli scarichi delle tintorie c’erano anche allora!);

- Liccio. Che dormiva nei cimiteri e che rifiutava le elemosine troppo generose perché non voleva più soldi di quanti gliene servissero;

- Trombino e Bobi. Che di mestiere - o per hobby, non ho ben capito - facevano compagnia ai morti nelle camere ardenti del cimitero. Che una notte terrorizzarono un passante chiedendogli un fiammifero da una fessura del muro di cinta. Che si giocavano tiri grotteschi a vicenda, scambiandosi di posto con il morto di turno… perché, per le notti fredde, quale riparo più caldo e comodo di una bara?

- Gracco, figlio di Bobi, alto, scarno e comico. Che per spaventare delle donne moleste preparò un panino con dentro un gatto morto. Che girava con mio nonno per le strade buie, quando erano ancora giovinetti e sotto la minaccia della cinghia paterna, pretendendo di farsi eroicamente luce con una candela che, come inevitabile, veniva tutte le volte spenta dal vento.

- il cavallo che riportò a casa il barrocciaio, ormai morto dissanguato, dopo che Ciuco Nero gli aveva, per scherzo, fatto troncare di netto la lingua;

- la moglie del pittore. Che dopo aver allevato i suoi figli, faceva da balia ad altri tre ed offriva il seno agli infanti delle madri senza latte e senza soldi che glielo andavano a chiedere;

- Ed infine - e questo l’ho conosciuto anch’io - Cesare. Che viveva da solo, in una casa piena di pagine scritte... Sopravvisse solo qualche anno all’incendio che consumò il suo universo di parole.

A loro ed al loro ricordo vanno i miei più sentiti auguri di Buon Natale…

Friday, December 15, 2006

… I n t e r l u d i o …

27) Attenzione a chi vi propone di giocare al dottore…
Piccoli dubbi


Sarà capitato più o meno a tutti quanti di avere un bisogno improvviso di un dottore, magari dopo una rissa in un bar per ricucire insieme pezzi di faccia, o magari dopo il pranzo di Pasqua di vostra nonna, quando il cibo si intrufola in ogni pertugio del vostro corpo e provoca le più bizzarre reazioni.
In ogni caso, sono sicura che tutti voi hanno sentito la frase “Ma non c’è un dottore?”. Bene, la prossima volta che vi capita, prima di chiedere, guardatevi con attenzione intorno.
Pensate ad una delle trovate di Ira Levin nel libro “I ragazzi venuti dal Brasile”: siamo ad un raduno di ex-pezzi grossi nazisti, dove tutti sono felici, parlano della Terza guerra mondiale, eleggono miss Quarto Reich, raccontano vecchi aneddoti dei campi di concentramento (e questo si che è umorismo nero!), si parla del più e del meno, dalla marca migliore di caffè brasiliano alla possibilità di clonare Hitler…e all’improvviso! Qualcuno ha la bella pensata di far incazzare Mengele, proprio lui, che non poteva certo mancare alla discussione sulla clonazione. Herr Doktor giudica troppo insolente una domanda di tale Farnbach, che detto tra noi se la va proprio a cercare, e lo ferisce.
Ed è proprio a questo punto, dopo un primo momento di panico, che la sprovveduta moglie di Farnbach urla: “Non c’è un dottore?”.
Mengele: “Io… sono medico. Non c’è nessuno che abbia un paio di pinzette?”.
Ora, a noi l’immagine di Mengele con un paio di pinzette da degli enormi problemi, ma secondo voi, a che cosa potrebbero servigli?