Saturday, October 28, 2006


23) Passatempi
Il toro di Falaride e gustosi spuntini


Eh sì, il caro vecchio Aristotele ci dà sempre qualcosa su cui riflettere!
Questa volta ci parla delle cose che sono piacevoli per natura e delle cose che non lo sono affatto, ma lo diventano a causa della depravazione della natura, cioè gli stati abituali bestiali. Come quella femmina che, dicono, apre il ventre delle donne incinte e ne mangia i feti, o ciò di cui, si narra, godono alcuni abitanti delle rive del Mar Nero: alcuni amano le carni crude, altri le carni umane, altri si scambiano reciprocamente i figli per farne banchetto, o quello che si racconta di Falaride, incapace di trattenersi dal mangiare bambini e dai piaceri erotici più perversi.
Questi sono stati bestiali abituali, altri invece derivano dalle malattie e in certi casi dalla follia, come nel caso di quello che offrì in sacrificio la madre e poi la mangiò, o di quello che mangiò il fegato del suo compagno di schiavitù; altri sono morbosi o derivano dall’abitudine, per esempio lo strapparsi i capelli, il mangiarsi le unghie o il rosicchiare il carbone o la terra; inoltre il godere dei piaceri erotici con i maschi, sono cose che si producono in alcuni per natura, in altri per abitudine, come ad esempio in chi viene violentato da piccolo.
Certo fra tutti, Falaride tiranno di Agrigento era veramente un maestro, in confronto a lui anche il marchese De Sade fa la figura del novellino…
Uno dei giocattoli preferiti di questo simpatico personaggio era un toro tutto di bronzo, cavo, posto su un braciere; il divertimento consisteva in questo: venivano catturati dei malcapitati, non importa quale fosse la loro colpa, che venivano rinchiusi nella statua cava del toro; a questo punto si accendeva il braciere che iniziava a scaldare il bronzo, fino a che i prigionieri cominciavano ad arrostire vivi… E qui viene il bello! Un sistema di tubi, simile a quello di un organo, trasformava le urla strazianti dei torturati in una specie di muggito, cosicché il toro sembrava proprio vivo! Questo sì che è ingegno...

Monday, October 16, 2006


22) Amor vincit omnia
Sei visioni del matrimonio

Istruttiva. La Germania è istruttiva.
Nel 1541 Hans Sachs scriveva il "Das bittersüße eheliche Leben", un poema sulla vita matrimoniale e le sue delizie. 443 anni più tardi (ovvero nel 1984, anno mirabile che ha visto la nascita di yaksha) un tal signor Jürgen Weber ha forgiato nel bronzo le parole del maestro cantore di Norimberga, esponendole ai piedi della Weißer Turm (la Torre bianca) in piena Alt Stadt, a dispetto del comune riserbo teutonico.
La Ehakarussell Brunnen è una fontana allegorica che indica le varie possibilità, o piuttosto le fasi intrinseche e necessarie, dell'unione tra i due sessi.
Quando ero piccola, mio padre era solito parafrasarmi una citazione di Seneca - forse più per autoconvincimento che per offrirmi una lezione di vita -: "un uomo dovrebbe sempre sposarsi. Se avrà fortuna, troverà una buona moglie e sarà felice; nell'altro caso, diventerà saggio."
Oggi io gli consiglierei di andare a Norimberga.
Digerite e metabolizzate. E buone nozze a tutti!


Gott sei gelobet und geehrt
der mir ein frumb Weib hat beschert
Mir der ich zwei und zweinzig Jahr
gehaust hab, Gott gab länger gar
Wiewohl sich in mein ehlig Leben
had Süß und Saures oft begeben